domenica 5 maggio 2013

SELEZIONATI AL CONCORSO SQUARCI DI REALTA'

SQUARCI DI REALTA'

A marzo abbiamo partecipato ad un laboratorio di scrittura creativa, quindi abbiamo utilizzato le tecniche apprese per scrivere dei racconti che fossero appunto degli "squarci di realtà"
La nostra insegnante ha poi inviato i nostri prodotti alla segreteria del concorso ed ora ci è arrivata la bella notizia che uno dei nostri racconti è entrato nella rosa dei finalisti per la categoria prosa ed è stato inviato alla giuria del Premio Montale che individuerà il vincitore finale ed assegnerà i premi.
Non sappiamo ancora il nome dell'autore che ha saputo farsi apprezzare, lo scopriremo il 27 maggio quando parteciperemo alla premiazione finale, ma siamo comunque molto orgogliosi che tra di noi ci sia una persona che è riuscita a distinguersi.
Ecco i racconti inviati:


900 Km a ovest della Finlandia
- Elicottero antisommergibile in avvicinamento, rilevamento costante direzione 242 gradi, comandante - , disse l’addetto sonar di bordo. La notizia del contatto fu seguita dal secco ordine del comandante: - Scendiamo fino a 150 metri di profondità, chiudere le paratie stagne, posto di combattimento!!! - . Immediatamente il battello s' inclinò di prua, mentre i clangori delle pesanti porte che si chiudevano annunciò la chiusura ermetica dei compartimenti. - Sonar, i movimenti del velivolo? - chiese nel microfono il comandante. - Comando, il velivolo ha sganciato un siluro... ci ha individuati... si dirige verso di noi.... distanza decresce, 50 metri a proravia!!! - disse agitatissimo l’addetto sonar. Subito il comandante diede l’ordine che avrebbe salvato o distrutto il sottomarino: - Sganciate le contromisure, barra a dritta, macchine avanti tutta, scendiamo fino a 200 metri!!! - . Per la sala riecheggiarono le voci e gli allarmi di coloro che attivarono le contromisure. Il siluro non fu ingannato, e colpì sulla prua il sottomarino, su cui si aprì un’enorme falla, mentre, nella sala comando, l’equipaggio vide crollarsi addosso la spessa paratia d’acciaio, che collassò su se stessa per l’enorme pressione dell’acqua, che già si riversava nei compartimenti del sottomarino. Tutti e 120 uomini dell’equipaggio perirono nell’affondamento.
20 giorni prima, Norfolk - base navale USA
Sottomarino USS Sea Tiger - SSN 892
Era una notte buia e piovosa, sotto una tettoia posta sul molo sottomarini della più grande base navale della costa est degli USA, l’equipaggio dell’unità, fiore all’occhiello della forza sottomarina americana, la punta di diamante dell’US Navy, ascoltava il discorso del suo comandante, che disse: - Marinai e ufficiali, oggi l’URSS ha invaso la Finlandia. Ha fatto inoltre uscire la flotta sovietica per proteggere dal mare l’armata che in questo istante sta avanzando profondamente nel territorio finlandese. Il nostro compito è salpare, dirigerci verso la Finlandia e attaccare la flotta sovietica, dando modo alle nostre forze di sbarcare, arrestare l’esercito russo e ricacciare indietro le forze nemiche. Attaccheremo insieme ai sottomarini USS Sea Lion e USS Sea Panther. Signori, questo è il nostro momento! É tutto -. Subito si sentì un “attenti!!” seguito dall’ordine di imbarcarsi e salpare. Una volta terminati i preparativi, le cime di ormeggio furono mollate e il sottomarino uscì a tutta velocità dal porto, diretto verso il circolo polare artico e la Finlandia. Due giorni dopo essere salpati, il comandante scrutò l’oceano e ne respirò per l’ultima volta l’aria pura, dando subito dopo l’ordine di immergersi, di aprire gli sfiatatoi e le casse zavorra e di evacuare il ponte. E mentre il sottomarino cominciava a immergersi, il comandante scese la scaletta e chiuse il boccaporto dietro di sè. Così fino al 13° giorno di navigazione, fra correzioni di rotta ed esercitazioni antincendio, il battello navigò verso la sua zona operativa. Qui fu raggiunto da un messaggio cifrato che dava il via libera all’attacco contro la flotta russa. Tutto rimase tranquillo, ma il 15° giorno di navigazione l’addetto sonar captò l’inconfondibile suono delle eliche di alcune decine di unità navali russe. Il comandante capì che era l’ora dell’azione, e ordinò: - Caricate tutti e otto i tubi lanciasiluri, avvertite gli altri sottomarini, dando loro posizione, rotta e velocità della flotta nemica, e suonate il posto di combattimento -. Gli ordini furono eseguiti, i marinai occuparono il prprio posto alle postazioni assegnate, gli altri battelli furono avvertiti e i tubi lanciasiluri furono caricati. Quando tutti e tre i battelli furono in posizione d’attacco, il 19° giorno, il comandante del Sea Tiger ordinò: - Alzate il periscopio numero uno, saliamo fino a 15 metri, apriamo i portelli dei tubi di lancio e armiamo i siluri - . anche in questo caso gli ordini furono eseguiti e il comandante, dopo qualche attimo passato a scrutare le navi sovietiche, diede l’ordine che avrebbe cambiato la sua vita: - Lanciamo una salva di tre siluri.... adesso!!! -. Le armi partirono, mentre il battello, guidato dal suo valoroso comandante, virò e scagliò contro le navi russe altri cinque siluri. Tutte le armi escluse due colpirono le unità nemiche, affondando due cacciatorpediniere e una fregata, mentre altre tre navi furono danneggiate. Nel momento in cui anche la seconda salva di siluri impattò contro gli scafi delle navi russe, il comandante del battello ordinò: - Viriamo 180 gradi a dritta e filiamocela - . naturalmente, alcune navi russe si misero a inseguire il Sea Tiger, che notò immediatamente un elicottero che sorvolava la superficie del mare con atteggiamento ostile e che lanciò un siluro. Il resto...
NOI TUTTI LO CONOSCIAMO.
Alessandro   Stringa 
 
L’armadio
Il primo giorno di scuola finì, non era andato male per Carlo. Per prima cosa la classe si è presentata. Dopo di che gli alunni si sono seduti ai posti che preferivano, Carlo ovviamente si mise affianco a Matteo, compagno delle elementari.
La professoressa come compito da fare a scuola diede da scrivere un piccolo brano per poi esporlo alla classe.
Con questo esercizio la classe si poteva conoscere meglio. Finito l’esercizio Carlo lesse il suo piccolo brano, quando disse che tifava l’Inter, tutti i milanisti iniziarono ad insultarlo, mentre gli interisti lo lodavano.
Tornato a casa andò nella sua cameretta, si tolse la pesante cartella e si mise a vedere la televisione, ma prima si levò la giacca e la mise nell’armadio. Aprendolo vide un buco nero, piccolo, dove si intravedevano dei minuscoli piedi. Dallo spavento urlò e chiamò la mamma.
Quando arrivò la mamma, Carlo terrorizzato parlava di quel buco, che nel frattempo si era chiuso. La mamma gli disse: ”Forse sei un po’ stanco, dopo il primo giorno di scuola”. Lui rispose: ”Forse hai ragione”.
La mamma gli appese la giacca e ritornò in sala.
Carlo ancora un po’ stordito per ciò che era appena successo si mise a guardare la televisione.
Il giorno dopo a scuola si fece una prova d’ingresso di matematica e dopo fecero educazione fisica giocando a calcio tutta l’ora e Carlo non ebbe tempo di pensare a ciò che era successo.
Ritornato a casa, come il giorno precedente, mise la giacca nell’armadio e rivide il buco, ma molto più grande; guardando attentamente apparvero delle scimmie che iniziarono a parlargli, nella sua lingua.
Per prima cosa gli dissero di non urlare e di non chiamare la mamma e per seconda di portare loro un po’ di cibo.
Carlo stupito, ma allo stesso tempo terrorizzato, chiuse l’armadio e si mise a vedere la televisione.
Il giorno dopo a scuola Carlo pensieroso e ancora impaurito per ciò che era successo, non si mosse dal suo banco fino al suono della campanella, e ritornato a casa non aprì l’armadio, ma mise un cartello con scritto “Non aprire”.
La mamma vedendo il cartello lo tolse e appese la giacca al suo posto.
Carlo si stupì che con la mamma non apparissero le scimmie, allora pensò che era tutto frutto della sua mente.
Aprì quindi l’armadio e vide nuovamente le scimmie, questa volta però decise di farci amicizia offrendo loro delle banane, il loro cibo preferito.
Iniziarono a parlare delle cose che a loro piacevano e non piacevano e trascorsero chiacchierando tutto il pomeriggio. Chiuso l’armadio si stupì di aver fatto amicizia con delle scimmie.
Il terzo giorno a scuola lo riempirono di compiti per il giovedì, quindi
arrivato a casa cominciò subito a farli per avere del tempo per giocare con le sue amiche scimmie.
Finiti i compiti andò dalle scimmie che lo invitarono nel loro bellissimo mondo; Carlo si stupì di avere un mondo così grande nel suo piccolo armadio.
Il ragazzo propose di giocare a “ce l’hai” o a “nascondino”, mentre le scimmie proposero di giocare sugli alberi, ma Carlo non era molto agile, così scelsero nascondino. Solo gli ultimi minuti lo fecero rincorrendosi sugli alberi.
Uscito dal suo nascondiglio il ragazzo ripensò all’avventura appena vissuta e si preoccupò di procurare tanto cibo per le sue amiche.
Chiese alla mamma di comprargli un sacco di banane, perché fanno bene; mentre la mamma era fuori  per fare la spesa ripensava ai nuovi gusti di suo figlio, lui aveva sempre odiato le banane.
Il giorno dopo Carlo prese un otto in matematica, un sette in italiano e ci fu anche una verifica a sorpresa di francese.
A casa raccontò i suoi successi scolastici alla mamma e visti i pochi compiti che gli richiesero poco tempo, Carlo andò dalle sue amiche scimmie e ci rimase tutto il pomeriggio.
Il giorno dopo, alla consegna della verifica di francese, dove quasi metà della classe aveva preso un brutto voto, Carlo si era meritato un magnifico nove.
Tornò a casa più veloce della luce, e visto che non c’erano compiti si fiondò nell’armadio. Qui trovò le scimmie molto tristi , perché stava piovendo a dirotto e loro non avevano copertura.
Carlo gli portò qualche coperta e la sua tenda da campeggio gigante e le scimmie gli dimostrarono la loro gratitudine con urla sfrenate.
La mamma entrò nella sua cameretta per mettere a posto il suo letto, ma vide l’armadio aperto. Carlo era stato scoperto!
La mamma per lo stupore ed il terrore rimase pietrificata.

Giordano Bianchi 

La vendetta delle scimmie
Era il primo giorno di scuola per Jack, un ragazzino di sei anni nato a Bulton, un paesino dell’ Inghilterra, che fino ad allora non si era mai allontanato così tanto dalla trattoria dei suoi genitori, ma doveva proprio correre o altrimenti avrebbe perso l’ autobus.
Quel giorno, arrivato a scuola, gli vennero presentate le sue nuove insegnanti che gli raccontarono la storia di quell’edificio e di un “pianeta delle scimmie“ che si trovava sotto la loro scuola. Gli raccontarono  che una volta le scimmie regnavano su tutta Bulton. Gli dissero anche che si trattava di una leggenda, ma non era così , perché il giorno dopo le scimmie riapparvero popolando tutto il paese e occorreva sconfiggerle. Nel millenovecentodieci tutti possedevano un arma in casa e decisero di passare alla forza.
Ma le scimmie erano almeno un milione e benché gli abitanti ne avessero uccise la maggior parte, le scimmie fecero strage e rimasero solo trentaquattro abitanti tra cui la famiglia di Jack e decisero di rifugiarsi nella trattoria dei genitori di Jack. Le scimmie vennero decimate, ma dopo molti tentativi, riuscirono a entrare nella trattoria dei genitori di Jack che vennero uccisi davanti ai suoi occhi. Jack riuscì a salvarsi momentaneamente, perché venne trovato e ucciso .
Poi nel millenovecentosettanta gli americani inventarono la bomba atomica, un’arma di distruzione di massa per estinguere la razza delle scimmie.

 Matteo Burlando 


Tiffany, non è una ragazza così brava e gentile...
L’ho scoperto grazie a quello che è successo oggi...
Oggi è stato un giorno tranquillo, molto tranquillo ed è il compleanno di Ginevra.
Ha portato 2 torte. Tutte e 2 al cioccolato, il gusto preferito di Tiffany.
La prima ora della giornata è di educazione motoria.
Tiffany che ha dimenticato la sua felpa  torna in classe.  Arrivata nell’aula  prende la felpa e mangia una delle torte portate da Ginevra, lasciando alcune fette.
Tiffany fa cadere molte briciole per tutta l’aula.
Anche sulla terribile cattedra delle professoresse.
Tiffany per non essere sospesa prende per sbaglio una pagina dal registro e raccoglie tutte le briciole di torta buttando anche il foglio.
Nel foglio ci sono scritti tutti i voti della classe, ma lei non se ne accorge.
Dopo aver fatto quel caos, Tiffany ritorna in palestra.
Alla fine dell’ora la classe ritorna in aula.
Tutti sono pallidi per tutto quello che hanno visto.
Tutti tranne Tiffany che è rossa come un pomodoro.
Alla fine la prof decide di sospenderla non per il caos che ha fatto, ma perchè ha buttato il foglio dei voti della classe.

Elea Marie Pineda, Natasha Wijesekara


è il primo giorno di scuola e anche il giorno peggiore per Sara.
Lei è una ragazza come le altre, però ogni volta che va a scuola, tutto cambia. Nessuno vuole essere suo amico e tutti la odiano. Quando entra nella sua classe, i suoi compagni le lanciano pezzi di carta, gomme spezzate. La odiano perché porta gli occhiali e l'apparecchio, non si veste alla moda e passa tutto il giorno a studiare. Insomma, le persone pensano che la sua vita è di un nerd, sfigata e noiosa.
Finché un giorno, arriva una nuova alunna Silvia...
Si veste molto bene e ogni ragazzo la vuole. Tutte le ragazze vogliono essere sue amiche, perché è bella, ricca, popolare, intelligente.. 
In classe, mentre stanno aspettando la loro professoressa di matematica, Silvia vede come i suoi compagni prendono in giro Sara. In mensa Silvia si siede vicino a Sara.. Sara non si aspetta questa cosa: che una ragazza popolare si sieda vicino a un nerd e le dice di andare via, se non vuole rovinare la sua reputazione. Lei non vuole essere l'amica di Silvia, perché non vuole che le persone la prendono anche in giro. 
Tutti i giorni passano così...Tranne un giorno.. Un ragazzo insulta Sara davanti a tutti e ad un certo punto arriva Silvia che la difende e dice che Sara non merita questo trattamento.
Sara pensa che Silvia non è una persona come le altre. Le due sono diventate amiche. Sara è molto felice ad aver incontrato Silvia, l'unica persona di cui lei si può fidare e che non l'ha mai giudicata dal suo aspetto fisico...

JOAS GUTIERREZ, ASHLEY LANTIN
 
 
L’anno scorso mi trovavo a Napoli, per ammirare le sue bellezze storiche e artistiche. Con la mia inseparabile bicicletta sono andato a fare un tour del centro storico della città: Corso Umberto I, Corso Garibaldi, Piazza Dante, Via Duomo.
Si potevano osservare bellezze dell’architettura e dell’arte di tutti i periodi storici. I passanti che circolavano per quelle vie avevano un’aria felice e spensierata: vi erano persone che erano lì chi per gustarsi un buon caffè, chi per fare un giro nelle boutique…
Ad un certo punto svoltai a destra e mi trovai improvvisamente in una stradina larga poco più di cinque metri e insufficientemente illuminata. Davanti a me si presentava uno scenario completamente differente da quello che avevo “gustato” prima: dai negozi di lusso al degrado.
Si poteva osservare un quartiere dalle abitazioni malridotte, senza un minimo di intonaco sulle pareti. La biancheria bagnata era stesa su di una corda che collegava le due estremità della via. Coloro che camminavano per quella stradina (me compreso) erano costantemente bagnati dalle goccioline che continuavano a picchiettare sulle teste dei passanti. Per sdrammatizzare si dice che quello sia un modo per “lavare” quella strada sporca, dimenticata e ricca di sudiciume; non asfaltata, ma composta da varie pietre di forma irregolare incastrate fra di loro.                         
Volevo fare qualcosa per quella gente che viveva nella povertà più assoluta, nella paura di poter essere colpiti dai calcinacci che cadevano costantemente dai palazzi.
Allora mi fermai un attimo a pensare e notai un piccolo bar alla fine della strada. Al di sopra vi era una grossa insegna con scritto “Bar Beniamino”, e sulla vetrina un cartello malandato con scritto “VENDESI”. Guardai dentro: non c’era nessuno, tranne il barista che parlava da solo con i bicchieri. Fra me e me pensai che quell’uomo fosse avvolto da un’immensa solitudine. Inoltre scoprii che questo bar produce un dolce unico in tutto il mondo detto “Marturana”, poco conosciuto dalla gran parte dei napoletani e sarebbe un vero peccato privare l’Italia di tale bontà.
Feci qualche altra pedalata e scorsi un fascio di luce proveniente dalla fine della strada. Su una parete vidi una piccola lastra di pietra, evidentemente consumata dal tempo, su cui era scritto il nome: “Vico Gabella alla Farina”. In seguito scoprii l’origine del nome di quel luogo: molti anni fa si trovavano lì gli esattori della tassa sulla farina della città.
Mi piacerebbe aiutare gli abitanti di quella piccola via, soprattutto il proprietario di quel bar citato prima.

Davide Vigilante

Squarci di realtà
La mattina del primo giorno di scuola eravamo tutti molto felici perché avremmo potuto rivedere i nostri compagni dopo le vacanze. Io e la mia migliore amica ci siamo subito sedute vicine.
Dopo qualche giorno è arrivata una ragazza nuova.  Vicino a noi c’era un banco vuoto e la Prof.  l’ha fatta sedere proprio lì.  Sin dall’inizio ci è sembrata una ragazza superficiale e vanitosa perché  si comportava in modo altezzoso come se si credesse più bella e migliore di tutti.
Qualche giorno dopo, durante l’ora di ginnastica, un nostro compagno correndo in palestra è caduto. Tutti gli altri si sono messi a ridere ma, con nostro stupore,  la nuova ragazza, di nome Emma, ha aiutato il nostro compagno a rialzarsi.
Dopo quell’episodio io e la mia migliore amica abbiamo iniziato a parlare con Emma. Abbiamo così scoperto che non era una ragazza sciocca e superficiale, ma al contrario era disponibile con tutti, allegra e intelligente.
Abbiamo iniziato ad incontrarci con lei anche di pomeriggio per studiare insieme e divertirci in oratorio. Abbiamo capito che non è giusto giudicare le persone in modo frettoloso, ma bisogna prima frequentarle e quindi conoscerle in modo approfondito. Siamo state molto contente di avere una nuova compagna di classe e quindi una nuova amica.

Laura Locatelli,  Jessica Iskandar



La Grandine
Abbiamo finito i compiti, soddisfatti guardiamo fuori dalla finestra e ci accorgiamo che nel cielo totalmente tinto di azzurro regna un sole assai splendente, immerso in una tranquillissima pace. Dopo questo momento di immensa allegria,  scegliamo di riunirci con dei simpaticissimi amici, per poi andare in compagnia al parco. Fatti i preparativi, per noi tutti inizia il tempo di massimo sfogo. Nel frattempo passa la prima mezz'ora di puro ed unico divertimento, ma neanche dopo pochi secondi smettiamo immediatamente di giocare e ci mettiamo a fissare il cielo e scorgiamo una piccola differenza rispetto a quanto visto in precedenza, cioè il cielo ora è sormontato da parecchie nuvole che nel giro di pochi minuti oscurano tutto. Ci accorgiamo che iniziano a cadere cubetti di grandine sopra il nostro capo. Allora andiamo in fretta e furia, senza attimo di respiro, in cerca di un rifugio possibilmente caldo. Alla fine della ricerca, troviamo un negozio con l'unica condizione che ci serve, cioè il massimo calore, simile a quello fuoriuscito da una stufa. Al suo interno troviamo il commesso che ci accoglie benevolo. Noi, attratti dalla grandine, fissiamo con le nostre pupille la vetrina del negozio, in attesa che questo fenomeno atmosferico termini. Intanto le altre persone, anche loro in cerca frenetica di riparo, corrono affannosamente verso una tettoia.
Andrea Ragazzo



Venerdì scrorso è stata la prima volta che siamo uscite con Jessica, Laura e Himaya, la festeggiata.
Eravamo entusiaste di poter andare in giro da sole, a mangiare al Mc Donald e poi a divertirci all'oratorio tutte e 5!
Appena uscite da scuola, senza perdere tempo, siamo corse a casa per lasciare il peso delle cartelle e liberarci le spalle dall'impiccio.
Arrivate al Mc. abbiamo visto che era tutto pieno, così ci siamo preoccupate, perchè potevamo rischiare di mangiare in piedi, ma per nostra fortuna dopo poco
dei ragazzi se ne sono andati e noi contente e soddisfatte abbiamo subito preso il loro posto.
La fila per ordinare era molto lunga, infatti ci abbiamo messo un po' di tempo... eravamo annoiate per la coda, perciò abbiamo occupato il tempo chiacchierando e facendo scherzi telefonici.
Una volta arrivate alla cassa vittoriose, abbiamo ordinato ciò che volevamo e siamo tornate ai nostri posti per gustarci i buonissimi panini!
Finito di mangiare abbiamo tirato fuori dalle nostre borse i regali per il compleanno di Himaya, e lei ha apprezzato moltissimo! Ciò che le è piaciuto maggiormente è stato uno smalto rosa. Per finire in bellezza abbiamo mangiato una fetta di torta e le abbiamo cantato "tanti auguri", attirando l'attenzione di tutti i presenti... (ovviamente ci avranno prese per matte, ma noi ci siamo fatte una risata! Che compleanno è senza la canzoncina! )
Himaya era felicissima di aver festeggiato con noi, ma ancora le sorprese non erano finite! Infatti all'oratorio oltre che il divertimento ci aspettavano anche dei suoi amici.
Appena arrivate non c'era quasi nessuno, solo qualche nostro compagno che giocava a calcio.
Eravamo spavetate, ma anche curiose di conoscere i suoi amici perchè erano più grandi di noi. Con un po' di ritardo sono arrivati, erano in tre, abbiamo cominciato a parlare; dopo un po' si è sciolto il ghiaccio e siamo andati a giocare una partita di pallavolo, è stato molto divertente anche se la nostra squadra (tutte ragazze) ha perso. Verso le 16,30 , sfortunatamente, se ne sono dovuti andare; noi abbiamo continuato a giocare anche senza di loro, divertendoci comunque moltissimo!
Due ore dopo anche noi abbiamo dovuto lasciare l'oratorio, eravamo un po' tristi di dovercene andare, però contente del bel pomeriggio passato insieme! Ci siamo ripromesse di festeggiare in questo modo tutti i nostri compleanni!

Ottavia Rotoli, Tharindi Perera


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