LAVORI IN CORSO - Parliamo di noi

Il blog della terza B - Diario di un viaggio lungo un anno scolastico, magari anche con qualche sconfinamento nelle vacanze.

domenica 8 giugno 2014

STORIA - INCONTRO CON DEI TESTIMONI

lA VITA DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE

Lunedì 26 maggio sono venuti in classe nostra, a portarci la loro testimonianza della vita durante la seconda guerra mondiale i signori Edoardo Squillace e Cesare Po.

tessera annonaria
Prima è arrivato il signor Edoardo Squillace, di 80 anni, che al tempo della guerra frequentava la scuola elementare e viveva a Napoli. Ci ha raccontato che quando è stata annunciata solennemente l'entrata in guerra dell'Italia era rimasto indifferente, se non addirittura contento della novità e non capiva perchè la sua vicina piangesse, e il correre nei rifugi durante i bombardamenti gli sembrava quasi divertente, perchè si trovava in cantina con tutti i vicini. Ma si è reso conto cosa significasse essere in guerra quando la loro cameriera, che si era recata in posta per fare una commissione alla famiglia, è rimasta uccisa proprio sotto un bombardamento ed è stato un caso che anche lui non fosse insieme a quella donna. Ci ha anche riferito della
scarsità di cibo disponibile e della difficoltà che avevano le persone che vivevano in città a trovare generi alimentari, che venivano comunque venduti alla borsa nera e per questo erano molto cari. Ci ha anche fatto vedere una fotocopia di una tessera annonaria, cioè quella tessere che davano il diritto ad acquistare a prezzi calmierati certe quantità di cibo
Oltre alla tessera annonaria il signor Edoardo ci ha anche portato altri documenti. Una serie di elmetti appartenenti ai diversi eserciti ( tedesco, americano, inglese....) e qualcuno di noi non ha resistito alla tentazione di provarne uno.

Abbiamo visto anche delle fotografie di macchine e autobus con applicata una grossa apparecchiatura per utilizzare come carburante il gas.


Altro documenti interessanti sono stati la fotocopia di un registro di classe e alcune vecchie foto di classe: abbiamo notato che allora le classi non erano miste, che tutti indossavano un grembiule nero e poi c'erano ragazzi decisamente grandi e bambinetti piccoli.
  Altra cosa che ci ha colpito è che nel registro erano segnati il nome del padre, della madre e la professione del padre e che accanto al nome di un alunno nella colonna dei genitori c'era segnato NN.


Il signore Squillace ci ha raccontato anche che dopo i bombardamenti andavano a raccoglire tra le rovine i pezzi di metallo e cotone tra le rovine e poi i bambini li  portavano a scuola e nelle aule vicino alla lavagna c'erano dei cesti in cuidepositavano questi materiali che venivano poi utilizzati per armi e vestiti per i soldati.
Un po' più tardi è arrivato il signor Cesare Po, di 90 anni, che al tempo della guerra viveva nel nord Italia edha fatto il partigiano.
Il signo Posi è fatto fare un intervista dal signor  Edoardo e  anche noi ragazzi molto incuriositi.gli abbiamo posto qualche domanda.
Cesare ha raccontato che dopo l'8 settembre piuttosto che arruolarsi nell'esercito della repubblica di Salò ha preferito unirsi alle formazioni partigiane. Il gruppo con cui è andato a combattere lui era formato de ex militari ed era molto ben organizzato. Gli alleati li aiutavano molto lanciando col paracadute pacchi contenenti cose superflue come le sigarette e altre molto utili come cibo, scarpe e armi. Questi lanci venivano preannunciati con frasi in codice a radio Londra, per esempio quando loro sentivano sulle frequenze di radio Lndra per tre sere di seguito la frase " le ciliege sono mature", sapevano che la terza sera sarebbero stati sganciati dei rifornimenti. Anche la seta dei paracaduti era molto apprezzata e veniva utilizzata per fare camicie.
Abbiamo chiesto al signor Cesare se lui ha utilizzati delle armi e se ha ucciso qualcuno. Ci ha risposto che essendo un combattente aveva delle armi che ha consegnato alla fine della guerra, e che combattendo può essere che abbia ucciso qualcuno, ma che non lo ha mai fatto volontariamente mirando su una persona in particolare o eseguendo fucilazioni o cose simili.


Questi racconti ci hanno molto affascinato e le due ore programmate per l'incontro sono letteralmente volate.
                                              a cura di Matteo Burlando e Giulia Curatolo
Pubblicato da La terzaB alle 15:35 Nessun commento:
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lunedì 26 maggio 2014

LA COSTITUZIONE ITALIANA - La piu' bella del mondo


LA COSTITUZIONE ITALIANA
LA PIU' BELLA DEL MONDO

 



Pubblicato da La terzaB alle 10:30 Nessun commento:
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LA COSTITUZIONE ITALIANA - Principi fondamentali



"UNDICI" - Shel Shapiro canta la Costituzione

COSTITUZIONE ITALIANA

Principi fondamentali

Art. 1
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Art. 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Art. 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Art. 5
La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento.
Art. 6
La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.
Art.7
Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.[1]
Art. 8
 Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano.
I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze. [2]
Art. 9
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
Art. 10
L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.
La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.
Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.
Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici. [3]
Art. 11
L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Art. 12
La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.

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sabato 10 maggio 2014

CONSIGLIO DI ZONA 5 DEI RAGAZZI E DELLE RAGAZZE - Una festa

UN PARCO, MOLTE IDEE, UN EVENTO
Come deve essere un parco a misura di bambini e ragazzi?

Il Consiglio di Zona 5 dei Ragazzi e delle Ragazze invita all'evento del 5 giugno (ore 17-19) via Boeri via Aicardo

Musica, giochi, storie, merende, basket e molto altro per dire quali sono gli indicatori di qualità di un parco a misura di bambini/ragazzi. 

Scuole e associazioni del territorio della Zona 5 insieme al CdZ5RR

vi aspettiamo in bicicletta
Pubblicato da La terzaB alle 08:15 Nessun commento:
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venerdì 2 maggio 2014

STRUMENTI PER STUDIARE - Lo stalinismo

In Urss dopo la morte di Lenin, per la successione si scontrano Leone Trockij, favorevole alla "rivoluzione permanente" e  Josif Stalin, sostenitore del "socialismo in un solo paese", che ha la meglio e prende la guida dello stato, avvia un'industrializzazione forzata e instaura una feroce dittatura (stalinismo) facendo arrestare, deportare e uccidere gli oppositori.

da HISTORY CHANNEL - L'era di Stalin 1924-1954 

 

 
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STRUMENTI PER STUDIARE - Il fascismo

IL FASCISMO
Dopo la prima guerra mondiale l'Italia si trovava in una grave situazione di crisi e molti strati della popolazione avevano motivo di malcontento e vi erano molte agitazioni popolari.
Di questo malcontento seppe approfittare Benito Mussolini fondatore del partito fascista che raccolse il consenso dei ceti conservatori e degli ex combattenti, che desideravanoristabilire l'ordine sociale.
Nell' ottobre 1922 i fascisti organizzarono la "marcia su Roma" e il re Vittorio Emanuele III diede a Mussolini l'incarico di formare il nuovo governo.
Preso il potere il fascismo governò in modo autoritario e si trasformò in una dittatura.

Ai seguenti link si possono vedere una serie di interessanti documentari, in parte visti in classe, di Raitre sulla dittatura fascista in Italia
La Grande Storia -Dittatura 1  
Presentazione del documentario e breve sintesi delle condizioni dell'Italia alla fine della 1^ guerra mondiale
La grande Storia - Dittatura 2
La marcia su Roma e la presa del potere

La Grande Storia - Dittatura 3 
Le elezioni del '24 e il deitto Matteotti

La Grande Storia - Dittatura 4 
La trasformazione in senso fascista dello stato
La grande Storia - Dittatura 5 
Le conquiste coloniali e i patti Lateranensi

La Grande Storia - Dittatura 6 
La propaganda e la polizia segreta

La Grande Storia - Dittatura 7 
La repressione nelle colonie e coi dissidenti; le leggi razziali.

La Grande storia - Dittatura 8      
L'entrata in guerra dell'Italia




tratto da Aiutodislessia.net
 
Pubblicato da La terzaB alle 03:38 Nessun commento:
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LAVORO MINORILE- Il caso di Iqbal Masih



In geografia abbiamo affrontato alcuni dei problemi del mondo attuale, tra cui i diritti negati dei bambini.
In particolare ci siamo occupati dei bambini che in alcune aree del mondo sono costretti a lavorare già ad età in cui noi qui in occidente iniziamo a frequentare la scuola elementare. Abbiamo visto il filmato "Cuccioli di calce" di "Mani Tese" che ci raccontava di bambini dell'Andhra Pradesh indiano costretti a lavorare in una cava di calce.

 E successivamente il film "Iqbal" della regista Cinzia Torrini, girato nel 1998, che racconta la vita del bambino pakistano Iqbal Masih


Dopo essere stato venduto come schiavo ad un fabbricante di tappeti dai genitori, che avevano bisogno di soldi per il matrimonio della figlia più grande, il protagonosta, ancora molto piccolo, comincia a lavorare in una fabbrica. Grazie alle sue piccole mani Iqbal riesce a fare nodi piccolissimi e a produrre tappeti di grande qualità, ma non riesce mai ad estinguere il suo debito, perchè il padrone inventa sempre nuove scuse per trattenerlo.
Il piccolo Iqbal  tenta di scappare più volte, ma sia quando si rivolge alla polizia, sia quando torna nella sua famiglia viene riconsegnato sempre al produttore di tappeti. Nonostante il suo grande talento nella  fabbricazione di tappeti Iqbal viene venduto da un padrone all’altro per via del suo comportamento ribelle, e passa attraverso diverse fabbriche, in cui le condizioni di vita sono durissime.
In occasione di un uscita dalla fabbrica viene in contatto con un'organizzazione che combatte il lavoro minorile e così quando riesce nuovamente a fuggire va alla sede di quell'organizzazione, dove finalmente lo aiutano a liberarsi dal suo giogo e con l'aiuto dell'organizzazione Iqbal riesce anche a far scappare  tutti i suoi compagni di lavoro della fabbrica.
Il nostro protagonista rimane presso l'organizazione, impara a leggere e scrivere e diventa un attivista preziosissimo, che riesce a scovare e far liberare tanti bambini sfruttati.
Grazie a questa attività Iqbal riceve un importante premio che va a ritirare negli Stati Uniti,  in seguito al quale diventa un simbolo internazionale. Iqbal, al rientro in Pakistan, viene mandato nel suo villaggio perché  le persone che aiutano i ragazzi sfruttati capiscono che il ragazzo è in pericolo e pensano che a casa sua possa essere meno esposto, ma una mattina mente giocava con un aquilone in spiaggia, viene ucciso con un colpo di pistola  sparato da un uomo appartenente alla mafia dei tappeti.

Questo film è stato molto interessante, perchè ci ha fatto riflettere sull'importanza della nostra libertà, degli amici e dei diritti dei bambini e sulla fortuna che abbiamo di poter andare a scuola.
La scene più toccanti sono state quelle in cui si vedevano i maltrattamenti e le punizioni  durissime che venivano inflitte ai bambini che non si comportavano come il padrone voleva. 
                                                                             Andrea Bollani e Ashley Lantin
                                                                                                                                                           
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sabato 19 aprile 2014

IL CONSIGLIO DI ZONA 5 DEI RAGAZZI E DELLE RAGAZZE- La mia esperienza






A ottobre nelle scuole della zona 5 si sono svolte le elezioni per eleggere i rappresentanti delle varie scuole nel consiglio di zona dei ragazzi e delle ragazze. A questa esperienza stanno partecipando solo i ragazzi delle terze.Dopo una animata campagna elettorale siamo stati eletti: io (Mattia Brown) di 3B, Belen Chilan di 3C e Alessandro Colasuonno.
Insieme agli altri ragazzi consiglieri stiamo lavorando per migliorare la zona.
Nel primo incontro abbiamo deciso su cosa concentrarci: a ogni gruppo hanno dato un foglio con un possibile ambito, emerso dalle raccolta delle idee nelle classi partecipanti. Io avevo le proposte relative  ai parchi e tutti hanno scelto l'ambito del mio gruppo, cioè i parchi. Quindi ci siamo messi al lavoro per decidere quali interventi era opportuno fare per migliorare un parco e su quale tra quelli della nostra zona sarebbe stato utile intervenire. Dopo un confronto a piccoli gruppi e un ampio dibattito si è scelto il parco di via Boeri all'incrocio con via Aicardo e per studiare meglio i possibili interventi si è deciso di fare il successivo incontro proprio in quei giardini.
L’incontro al parco è stato molto divertente; siamo stati nuovamente divisi in gruppi, ognuno con un compito specifico: io, Belen e Alessandro con l'aiuto del prof. Titone abbiamo avuto l'incarico di intervistare i residenti della zona per sentire le loro proposte per rendere più piacevole quello spazio. La maggior parte erano anziani allora abbiamo pensato che fosse utile
fare degli interventi che venissero incontro sia alle esigenze dei giovani che a quelle degli anziani. In tanti ci hanno chiesto di diminuire l’area per i cani, di installare un chiosco per bere e mangiare e un campo da bocce per gli anziani e pure rendere più accogliente l’area bimbi.
Dopo molti incontri interessanti in cui parlavamo del parco e di cosa altro volavamo migliorare, nell'ultimo  abbiamo deciso di organizzare per il 5 giugno una festa nel parco di via Boeri; per quell'occasione abbiamo pensato di rganizzare tornei di calcio, mostre di disegni cibo e pure concorsi vari.
Invito tutti a venire a vedere il nostro lavoro di un’intero anno scolastico, sono invitati anche le mamme e i papà, vi divertirete!
                                                                                 Mattia Brown
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mercoledì 16 aprile 2014

IL GIALLO - I nostri lavori 2



Lo strano caso della donna sepolta
Driin:” Pronto, qui ufficio dell’investigatore Montgomery, come posso aiutarla?
Uomo misterioso:” Vorrei fissare un appuntamento oggi stesso.”
Segretaria:” Bene, alle diciassette le va bene?”
Uomo misterioso:” Perfetto a dopo allora.”
La mia segretaria mi avvisò immediatamente: ci sarebbe stato un nuovo caso da risolvere.
Alle cinque in punto la mia assistente fece accomodare il cliente nel mio ufficio e davanti a me mi si mostrò un ragazzo apparentemente timido, con occhi intrisi di terrore, il volto pallido come il latte e le unghie mangiucchiate dal nervosismo. Vestiva sportivo, come è solito ai ragazzi di oggi, forse poteva avere sui 21 o 24 anni.
Lo invitai a raccontarmi la sua storia:” Ehm, il mio nome è Henry, Henry Bones e vorrei farla indagare sulla scomparsa di mia madre avvenuta due giorni fa.”
Io risposi abbastanza seccato:” Per questo tipo di casi ci si rivolge alla polizia, non crede?”
Ma rispose disperato che la polizia non era interessata al caso e che aveva assoluto bisogno di risposte.
Rassegnato e compassionevole incominciai a interrogarlo:”Si ricorda il giorno della scomparsa, immagino; cosa stava facendo la vittima, dov’era?”
-Ecco, come tutti sabati era andata a fare la spesa al mercato sotto casa, mentre io ero a casa a leggere quando ho ricevuto una misteriosa telefonata. -
-Conosceva l’autore della chiamata? -
-Sinceramente no, ma diceva di essere un amico di mia madre e voleva sapere dove fosse. -
-Le ha per caso riferito il suo nome? -
-No, non gliel’ho neanche chiesto. -
-Capisco… Invece suo padre dov’era? -
-Il sabato va a giocare a carte cogli amici nel bar all’angolo. -
-Potrei esaminare la sua abitazione? -
-Sì, ma faccia in fretta. Papà non vuole sconosciuti in casa. -
-Bene mi accompagni. -
Usciti dal mio ufficio mi accompagnò a casa sua, una villetta bifamiliare a due piani, con un tetto spiovente costituito da tegole di terracotta. Il giardino era ben curato, i fiori erano rigogliosi e le aiuole perfettamente tagliate. Si vedeva l’impronta femminile in questo giardino.
Il ragazzo mi lasciò le chiavi di casa. Se andò dicendo di dover andare da un suo amico.
Incominciai le indagini. Entrato in casa esaminai qualunque complemento d’arredo potesse contenere qualcosa di interessante. Osservai addirittura l’interno dei vasi, ma niente.
Una scrivania nello studio del signor Bones attirò particolarmente la mia attenzione: era di legno di faggio con degli scompartimenti apribili solo con una chiave speciale. Era un vero e proprio pezzo d’antiquariato che aveva il suo fascino. Improvvisamente mi accorsi che da un cassettino in alto a destra fuoriusciva una lettera con francobollo ancora da spedire. Il mittente era Jennifer Bones, la madre di Henry. Era destinata a un certo James Bones che probabilmente era il fratello di Henry. Così me la infilai in tasca e uscii dall’abitazione.
Andai sul retro ad esaminare il giardino: stranamente c’era uno strano solco, forse fatto con una zappa. Mi saltò all’occhio un vecchio capannone di legno di betulla con una finestra distrutta. Avrei voluto prendere una pala da quella piccola officina, ma mi tolsi la scarpa e cominciai a scavare. Dopo poco compresi che c’era qualcosa lì sotto. Continuai a scavare e davanti a me si mostrò uno scenario orribile: un’anziana signora (probabilmente la madre di Henry) sgozzata, probabilmente era deceduta a causa del dissanguamento. Allora scattai qualche fotografia per analizzare meglio il corpo della vittima. Dopo qualche minuto di accurata osservazione, mi rassegnai all’idea che non ci fosse nessun indizio utile, ma proprio nel momento in cui stavo per alzare i tacchi notai un pizzico di cenere sul naso della donna morta.
Allora mi misi un obbiettivo in testa: trovare l’arma del delitto. Il posto più ovvio sarebbe stato il capannone, invece mi avviai verso lo studio del marito della vittima per andare a scassinare le serrature della scrivania. Armato di lametta e fermacapelli riuscii ad aprire un cassetto dopo l’altro senza trovare nulla di interessante. Nel cassetto principale vidi stranamente una parte di legno più scura, la toccai e scattò un particolare meccanismo che fece aprire il cassettino nascosto. Al suo interno c’erano solo dei documenti, che però attirarono la mia attenzione.
Finite le analisi chiamai immediatamente Henry riferendogli che sarebbe dovuto venire qui il più presto possibile.
Nel frattempo cercai di entrare nel capanno, ma senza risultato.
Appena arrivato, Henry venne verso di me chiedendomi cosa fosse successo. Senza nemmeno rispenderlo gli mostrai il corpo dissanguato della madre.
Henry scoppiò in un pianto di dolore:” Ma perché mia madre, cosa ha fatto di male!”
Lo invitai a seguirmi e ci accomodammo in salotto su un divano ricoperto da seta pregiata. Gli chiesi:” Nella sua famiglia o fra i conoscenti c’è qualche fumatore?”
-Sì, mio fratello James, mio padre Bruce e la migliore amica di mia madre Rosemary, ma perché me lo chiede? -
-Ho trovato delle tracce di cenere sul naso di sua madre. -
-Capisco, ma non credo che siano capaci di fare una cosa simile. -
-Comunque, sa dove sono adesso? -
-Mio fratello è in Italia per lavoro, mentre Rosemary è partita quattro giorni fa per il Canada. -
-Potrebbe darmi i loro recapiti telefonici? -
-Certamente. -
Così prese un fogliettino di carta e scrisse velocemente i due numeri. Gli dissi che sarebbe stato il primo a sapere i risultati.
Presi l’auto e ritornai in ufficio mettendomi subito al lavoro. La prima persona che chiamai fu Rosemary, mi rispose una vocina gracchiante:” Pronto, chi parla?”
-Sono l’investigatore Montgomery vorrei porle qualche domanda. -
- Sull’omicidio di Jennifer? -
-Come fa a saperlo? -
-Mi ha telefonato poco fa Henry. -
-Bene, dove si trovava due giorni fa? -
-Ero a Toronto da due giorni. -
-Ha qualcosa che me lo può confermare? -
-Le posso inviare il biglietto tramite posta elettronica se ci tiene così tanto. -
-Va bene faccia presto mi raccomando. -
-Arrivederci. -
La signora Rosemary mi sembrava piuttosto sveglia e arzilla. Dopo poco mi inviò, come aveva promesso, il biglietto risalente a quattro giorni fa. Allora chiamai James che avrebbe dovuto essere in Italia, mi rispose un uomo dalla voce profonda:” Pronto, come posso aiutarla?
-Sono l’investigatore Montgomery. -
-Si, mi dica. -
-Sa dell’omicidio di sua madre? -
Scoppiò in un pianto sincero, come se dovesse liberarsi di un peso mi rispose:” Mia madre era una persona gentile, buona e servizievole chi può essere stato a farle questo? Chi?”
Gli risposi come per consolarlo:” Mi dispiace tanto, ma per aiutarla dove porle qualche domanda.”
-Certamente, mi dica. -
-Allora, dove si trovava due giorni fa? -
-Ero a casa con mia moglie e mio fratello, loro lo potranno confermare. -
-Adesso dove si trova? -
-Sono a Torino, in Italia per questioni di lavoro. -
-Quando è partito? -
-Ieri. -
-Perfetto si renda disponibile in caso di emergenza. Per quanto riguarda il suo alibi cercherò conferme.
-Va bene, mi tenga informato. -
-Arrivederci. -
Dopo la chiamata telefonai ad Henry e alla moglie di James per chiedere conferme. A quanto pareva James Bones aveva un alibi di ferro.
L’ultimo sospettato era il Sig. Bruce. Prima di andare da lui aprii la lettera che avevo trovato in precedenza.
Mi diressi immediatamente al bar frequentato da Bruce per interrogarlo. Prima di parlare con lui chiesi ad un uomo con il ciuffo “alla Elvis”, un po’ in sovrappeso con un camicia orribile se conoscesse Bruce. Mi rispose che, in quanto proprietario del locale, lo vedeva qui tutti giorni a chiacchierare nel tavolino all’angolo con i suoi amici.
Gli chiesi prontamente:” Due giorni fa il Sig. Bones si trovava qui?”
-Certamente, mi ha chiesto anche di utilizzare il telefono. -                    
-Ha origliato qualcosa? -
-Ovvio. Ho sentito che chiedeva a qualcuno dove si trovasse Rosemary, sua moglie, dicendo di essere un suo vecchio amico. Mi è sembrato molto strano, ma ho lasciato stare.-
-Grazie mille. -
-Di nulla. -
Prima di parlare con Bruce aprii finalmente la lettera e rimasi sconvolto: al suo interno riferiva a suo figlio James che aveva scoperto che suo padre organizzava gare automobilistiche clandestine e inoltre che l’avrebbe riferito alla polizia.
Ormai era chiaro, tutte le prove portavano ad una sola persona: il Sig. Bruce Bones.
Mi avvicinai all’assassino per parlargli, ma rimasi ad origliare la sua voce che era proprio quella descritta da Henry.
Intanto chiamai la polizia per farlo arrestare.
Rimasi lì a spiarlo finché non arrivarono le autorità. Il Sig. Bones sembrava piuttosto angosciato, ma si terrorizzò appena i poliziotti urlarono il suo nome. Con un cenno della testa glielo indicai e lo ammanettarono.
Il giorno seguente telefonai ad Henry e ai suoi parenti che, increduli, volevano capire meglio la dinamica del delitto.
Allora spiegai:” L’uomo che ha chiamato Harry per sapere dove si trovasse sua madre era in realtà Bruce che grazie al telefono aveva la voce leggermente distorta e in questo modo riuscì a sapere dove fosse per poi ucciderla. Aveva sepolto Jennifer con la zappa nel capannone, di cui solo lui aveva la chiave. Il movente era che Jennifer aveva scoperto che suo marito organizzava gare automobilistiche clandestine e lo aveva minacciato di spifferare tutto alla polizia. Inoltre aveva colta sul fatto Jennifer, mentre scriveva a suo figlio James la lettera in cui gli riferiva le malefatte di suo marito.”
                                                                                                         Davide V.
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sabato 12 aprile 2014

VIAGGIO IN FRANCIA - Il Consiglio d'Europa



La mattina dell’ultimo giorno del nostro viaggio siamo andati a visitare il Consiglio d’Europa che ha sede a Strasburgo.
Vicino a esso c’era un lungo viale con grosse e magnifiche ville che si affacciavano su un piccolo parco che ospitava diverse specie di animali tra cui i fenicotteri,
ma la particolarità più evidente era che sopra ogni albero di questo rinomato viale c’erano dei nidi con all’interno delle cicogne.
Era molto strano vedere questi grandi e rari animali, soprattutto insediati ormai da tempo in questo luogo abitato da uomini, ma è stato anche molto affascinante e curioso.

Passata la particolare strada con gli animali accoccolati nel nido, ci siamo recati al consiglio d’Europa, la grandissima e famosa sede dove molti politici si riuniscono per decidere sul da farsi riguardo i problemi che affliggono il nostro continente.
Appena entrati nell’edificio siamo passati sotto gli scanner per far verificare che nessuno di noi avesse oggetti pericolosi, poi una gentile signora che lavorava lì ci ha accolto e guidati in una sala con comodissime poltrone arancioni e un grande schermo davanti.
Abbiamo seguito il filmato che ci è stato  proposto, riguardante la sede in cui ci trovavamo, i paesi aderenti e le differenze con il Parlamento Europeo, poi abbiamo ascoltato ciò che la professoressa Grandi, che ben conosce le nostre competenze di francese, traduceva quello che la guida spiegava nella lingua del paese ospitante.
La finalità del Consiglio d'Europa è la difesa dei diritti umani e chiunque ritenga di essere stato vittima  di un sopruso e di non aver ricevuto giustizia  nel proprio paese può rivolgersi al Consiglio d'Europa per veder riconosciuti i propri diritti. Nell'atrio antistante la sala in cui siamo entrati c'erano numerosi pannelli che illustravano la varie campagne per i diritti delle persone portate avanti dal Consiglio dìEuropa


 In questo famoso luogo abbiamo visitato anche  l’aula dove i delegati dei vari paesi si riuniscono per discutere e che spesso si vede alla televisione: era gigantesca, con il soffitto con travi a volte in legno e con molte poltrone situate su diverse altezze e tutte disposte in cerchio intorno a dei microfoni  dove sta colui che parla.
Questa visita è stata molto interessante e particolare, vista l’importanza della sede che abbiamo potuto vedere dall'interno. Abbiamo veramente chiuso in bellezza!
Mi ha molto interessata e sono molto soddisfatta dei luoghi che abbiamo visitato durante il viaggio d'istruzione!
                                                                                Ottavia Rotoli

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martedì 8 aprile 2014

IL GIALLO - I nostri lavori 1

UN ASSASSINIO IMPREVEDIBILE

Era una serata apparentemente tranquilla...una classica serata primaverile, perfetta per una passeggiata romantica. L'aria era mite e dalla porta socchiusa entrava il profumo dei fiori del giardino.
Francesca stava finendo di truccarsi davanti allo specchio del bagno, quando le sembrò di vedere un'ombra.
Preoccupata si girò per controllare, ma non vide nulla di strano; rasserenata decise di aspettare il fidanzato guardando la televisione in salotto e tenendo come sempre il volume molto alto.
La povera Francesca, ignara di ciò che sarebbe accaduto, non si accorse dello scricchiolio del parquette e solo quando ormai era troppo tardi per scappare, vide una persona pararsi davanti a lei con in mano un coltello affilato, non ebbe il tempo di capire chi fosse che si sentì la carne lacerata una, due, tre volte; rimase con gli occhi spalancati mentre una pozza di sangue si formava sotto di lei.
L'assassino scappò via lasciando la porta spalancata!
La vicina che stava andando a buttare l'immondizia nel cassonetto di fronte alla villetta di Francesca, capì che c'era qualcosa di strano, chiedendo permesso entrò in casa e trovò il cadavere della ragazza.
Terrorizzata rientrò a casa sua e telefonò alla polizia; in pochi minuti una volante arrivò e trovò la giovane seduta in poltrona morta.
I poliziotti videro anche un'impronta di scarpa nel sangue, ma nessuna traccia dell'arma del delitto; l'ispettore McGarret iniziò con la sua squadra ad esaminare il luogo del delitto fotografando i dettagli importanti e cercando delle prove.
Gli indizi migliori furono l'impronta sospetta e le impronte digitali sulla porta.
I primi ad essere interrogati furono la vicina, il fidanzato e i familiari, da loro si ebbero risposte sconclusionate, perché erano troppo traumatizzati e sconvolti da ciò che era appena accaduto per dare risposte lucide e che mettessero le indagini sulla buona strada.
McGarret notò una macchia di sangue sulla scarpa del fidanzato, che venne anch'essa acquisita come prova e il ragazzo fu portato in commissariato, mentre altri agenti ispezionavano il giardino e i dintorni, alla ricerca dell' arma del delitto.
La scarpa di Giovanni si rivelò essere quella che aveva lasciato l'impronta, dunque il fidanzato fu il primo sospettato; il ragazzo in lacrime disse che non avrebbe mai potuto uccidere colei che amava e ammise di essere entrato e aver trovato Francesca già morta, ma in preda al panico non aveva saputo fare altro che scappare via.
Le impronte sulla porta erano effettivamente di qualcun altro, così come quelle sul coltello trovato nel cassonetto proprio sotto l'immondizia della vicina.
Per  parlare anche con il padre McGarret si recò all'ospedale psichiatrico Sant' Anna, ma lì gli dissero che l'uomo era scappato il giorno prima. L'ispettore prelevò alcuni oggetti personali dell'indiziato per comparare le impronte digitali con quelle trovate sull'arma del delitto.
Fu con queste indagini di laboratorio che l' ispettore chiuse il caso!
L'assassino dunque era il padre completamente folle e geloso che la figlia avesse un fidanzato e si fosse rifatta una vita senza di lui.
L'uomo venne ritrovato in stato confusionale, accasciato su una panchina del giardino pubblico, con le mani ancora sporche di sangue e fu immediatamente arrestato.
Il fidanzato venne rilasciato mentre la madre disperata non smetteva di piangere sconsolata e sola, senza capire il perché di quell'omicidio. 
                                                             Ottavia R. Laura L. Tharindi P.
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giovedì 3 aprile 2014

VIAGGIO IN FRANCIA - La linea Maginot

IL MUSEO DELLA LINEA MAGINOT DI SCHOENENBOURG




Tra i vari luoghi visitati c'è stato anche il forte di Schoenenbourg della Linea Maginot: un bunker costruito prima della Seconda Guerra Mondiale, lungo il confine con la Germania, in cui i soldati francesi vivevano e allo stesso tempo combattevano contro i soldati tedeschi. Dopo essere scesi per 30 metri siamo arrivati nel cuore del bunker, cioè dove si svolgeva la vita dei soldati. Quando siamo entrati la cosa che ci ha maggiormente colpito è stata la sua immensa grandezza e le dimensioni delle porte di ferro che separavano man mano le varie zone. 
La fortezza era costituita da due lunghissimi corridoi di cui non si vedeva neanche la fine. La guida volontaria che ci accompagnava ci ha spiegato che un corridoio era attrezzato per la vita quotidiana dei soldati e l'altro per combattere.  All’interno del bunker, nelle varie gallerie erano presenti le camerate, la cucina e l’infermeria.   
  Abbiamo anche visto una cupola da cui si faceva emergere dal terreno un cannone che sparava contro i nemici e per vedere fuori si usava una specie di periscopio e siamo rimasti affascinati, perché era un macchinario molto complesso e ingegnoso.
Nelle camerate, erano situati molti letti a castello, e ci è stato detto che in ogni letto si turnavano a dormire 3 soldati. Le condizioni di vita erano molto dure, oltre a dover dividere il letto con altri compagni, i soldati potevano lavarsi una sola volta alla settimana e con l'acqua fredda. 
i lavatoi delle cucine
una camerata
La cucina era una sala grande nella quale i cuochi cucinavano per 600 soldati. Considerata l’epoca, la cucina era all'avanguardia, perché utilizzava l'elettricità per produrre il calore necessario per cucinare.
La Linea Maginot ci ha veramente interessato ed emozionato. In quel momento abbiamo pensato che ci sarebbe piaciuto essere lì a combattere per vedere come vivevano sotto terra, ma anche che siamo fortunati a vivere in questo periodo di pace.

A cura di  Isa P.e Andrea R.

                        
l'infermeria
       
un'uscita segreta d'emergenza

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