mercoledì 16 aprile 2014

IL GIALLO - I nostri lavori 2



Lo strano caso della donna sepolta
Driin:” Pronto, qui ufficio dell’investigatore Montgomery, come posso aiutarla?
Uomo misterioso:” Vorrei fissare un appuntamento oggi stesso.”
Segretaria:” Bene, alle diciassette le va bene?”
Uomo misterioso:” Perfetto a dopo allora.”
La mia segretaria mi avvisò immediatamente: ci sarebbe stato un nuovo caso da risolvere.
Alle cinque in punto la mia assistente fece accomodare il cliente nel mio ufficio e davanti a me mi si mostrò un ragazzo apparentemente timido, con occhi intrisi di terrore, il volto pallido come il latte e le unghie mangiucchiate dal nervosismo. Vestiva sportivo, come è solito ai ragazzi di oggi, forse poteva avere sui 21 o 24 anni.
Lo invitai a raccontarmi la sua storia:” Ehm, il mio nome è Henry, Henry Bones e vorrei farla indagare sulla scomparsa di mia madre avvenuta due giorni fa.”
Io risposi abbastanza seccato:” Per questo tipo di casi ci si rivolge alla polizia, non crede?”
Ma rispose disperato che la polizia non era interessata al caso e che aveva assoluto bisogno di risposte.
Rassegnato e compassionevole incominciai a interrogarlo:”Si ricorda il giorno della scomparsa, immagino; cosa stava facendo la vittima, dov’era?”
-Ecco, come tutti sabati era andata a fare la spesa al mercato sotto casa, mentre io ero a casa a leggere quando ho ricevuto una misteriosa telefonata. -
-Conosceva l’autore della chiamata? -
-Sinceramente no, ma diceva di essere un amico di mia madre e voleva sapere dove fosse. -
-Le ha per caso riferito il suo nome? -
-No, non gliel’ho neanche chiesto. -
-Capisco… Invece suo padre dov’era? -
-Il sabato va a giocare a carte cogli amici nel bar all’angolo. -
-Potrei esaminare la sua abitazione? -
-Sì, ma faccia in fretta. Papà non vuole sconosciuti in casa. -
-Bene mi accompagni. -
Usciti dal mio ufficio mi accompagnò a casa sua, una villetta bifamiliare a due piani, con un tetto spiovente costituito da tegole di terracotta. Il giardino era ben curato, i fiori erano rigogliosi e le aiuole perfettamente tagliate. Si vedeva l’impronta femminile in questo giardino.
Il ragazzo mi lasciò le chiavi di casa. Se andò dicendo di dover andare da un suo amico.
Incominciai le indagini. Entrato in casa esaminai qualunque complemento d’arredo potesse contenere qualcosa di interessante. Osservai addirittura l’interno dei vasi, ma niente.
Una scrivania nello studio del signor Bones attirò particolarmente la mia attenzione: era di legno di faggio con degli scompartimenti apribili solo con una chiave speciale. Era un vero e proprio pezzo d’antiquariato che aveva il suo fascino. Improvvisamente mi accorsi che da un cassettino in alto a destra fuoriusciva una lettera con francobollo ancora da spedire. Il mittente era Jennifer Bones, la madre di Henry. Era destinata a un certo James Bones che probabilmente era il fratello di Henry. Così me la infilai in tasca e uscii dall’abitazione.
Andai sul retro ad esaminare il giardino: stranamente c’era uno strano solco, forse fatto con una zappa. Mi saltò all’occhio un vecchio capannone di legno di betulla con una finestra distrutta. Avrei voluto prendere una pala da quella piccola officina, ma mi tolsi la scarpa e cominciai a scavare. Dopo poco compresi che c’era qualcosa lì sotto. Continuai a scavare e davanti a me si mostrò uno scenario orribile: un’anziana signora (probabilmente la madre di Henry) sgozzata, probabilmente era deceduta a causa del dissanguamento. Allora scattai qualche fotografia per analizzare meglio il corpo della vittima. Dopo qualche minuto di accurata osservazione, mi rassegnai all’idea che non ci fosse nessun indizio utile, ma proprio nel momento in cui stavo per alzare i tacchi notai un pizzico di cenere sul naso della donna morta.
Allora mi misi un obbiettivo in testa: trovare l’arma del delitto. Il posto più ovvio sarebbe stato il capannone, invece mi avviai verso lo studio del marito della vittima per andare a scassinare le serrature della scrivania. Armato di lametta e fermacapelli riuscii ad aprire un cassetto dopo l’altro senza trovare nulla di interessante. Nel cassetto principale vidi stranamente una parte di legno più scura, la toccai e scattò un particolare meccanismo che fece aprire il cassettino nascosto. Al suo interno c’erano solo dei documenti, che però attirarono la mia attenzione.
Finite le analisi chiamai immediatamente Henry riferendogli che sarebbe dovuto venire qui il più presto possibile.
Nel frattempo cercai di entrare nel capanno, ma senza risultato.
Appena arrivato, Henry venne verso di me chiedendomi cosa fosse successo. Senza nemmeno rispenderlo gli mostrai il corpo dissanguato della madre.
Henry scoppiò in un pianto di dolore:” Ma perché mia madre, cosa ha fatto di male!”
Lo invitai a seguirmi e ci accomodammo in salotto su un divano ricoperto da seta pregiata. Gli chiesi:” Nella sua famiglia o fra i conoscenti c’è qualche fumatore?”
-Sì, mio fratello James, mio padre Bruce e la migliore amica di mia madre Rosemary, ma perché me lo chiede? -
-Ho trovato delle tracce di cenere sul naso di sua madre. -
-Capisco, ma non credo che siano capaci di fare una cosa simile. -
-Comunque, sa dove sono adesso? -
-Mio fratello è in Italia per lavoro, mentre Rosemary è partita quattro giorni fa per il Canada. -
-Potrebbe darmi i loro recapiti telefonici? -
-Certamente. -
Così prese un fogliettino di carta e scrisse velocemente i due numeri. Gli dissi che sarebbe stato il primo a sapere i risultati.
Presi l’auto e ritornai in ufficio mettendomi subito al lavoro. La prima persona che chiamai fu Rosemary, mi rispose una vocina gracchiante:” Pronto, chi parla?”
-Sono l’investigatore Montgomery vorrei porle qualche domanda. -
- Sull’omicidio di Jennifer? -
-Come fa a saperlo? -
-Mi ha telefonato poco fa Henry. -
-Bene, dove si trovava due giorni fa? -
-Ero a Toronto da due giorni. -
-Ha qualcosa che me lo può confermare? -
-Le posso inviare il biglietto tramite posta elettronica se ci tiene così tanto. -
-Va bene faccia presto mi raccomando. -
-Arrivederci. -
La signora Rosemary mi sembrava piuttosto sveglia e arzilla. Dopo poco mi inviò, come aveva promesso, il biglietto risalente a quattro giorni fa. Allora chiamai James che avrebbe dovuto essere in Italia, mi rispose un uomo dalla voce profonda:” Pronto, come posso aiutarla?
-Sono l’investigatore Montgomery. -
-Si, mi dica. -
-Sa dell’omicidio di sua madre? -
Scoppiò in un pianto sincero, come se dovesse liberarsi di un peso mi rispose:” Mia madre era una persona gentile, buona e servizievole chi può essere stato a farle questo? Chi?”
Gli risposi come per consolarlo:” Mi dispiace tanto, ma per aiutarla dove porle qualche domanda.”
-Certamente, mi dica. -
-Allora, dove si trovava due giorni fa? -
-Ero a casa con mia moglie e mio fratello, loro lo potranno confermare. -
-Adesso dove si trova? -
-Sono a Torino, in Italia per questioni di lavoro. -
-Quando è partito? -
-Ieri. -
-Perfetto si renda disponibile in caso di emergenza. Per quanto riguarda il suo alibi cercherò conferme.
-Va bene, mi tenga informato. -
-Arrivederci. -
Dopo la chiamata telefonai ad Henry e alla moglie di James per chiedere conferme. A quanto pareva James Bones aveva un alibi di ferro.
L’ultimo sospettato era il Sig. Bruce. Prima di andare da lui aprii la lettera che avevo trovato in precedenza.
Mi diressi immediatamente al bar frequentato da Bruce per interrogarlo. Prima di parlare con lui chiesi ad un uomo con il ciuffo “alla Elvis”, un po’ in sovrappeso con un camicia orribile se conoscesse Bruce. Mi rispose che, in quanto proprietario del locale, lo vedeva qui tutti giorni a chiacchierare nel tavolino all’angolo con i suoi amici.
Gli chiesi prontamente:” Due giorni fa il Sig. Bones si trovava qui?”
-Certamente, mi ha chiesto anche di utilizzare il telefono. -                    
-Ha origliato qualcosa? -
-Ovvio. Ho sentito che chiedeva a qualcuno dove si trovasse Rosemary, sua moglie, dicendo di essere un suo vecchio amico. Mi è sembrato molto strano, ma ho lasciato stare.-
-Grazie mille. -
-Di nulla. -
Prima di parlare con Bruce aprii finalmente la lettera e rimasi sconvolto: al suo interno riferiva a suo figlio James che aveva scoperto che suo padre organizzava gare automobilistiche clandestine e inoltre che l’avrebbe riferito alla polizia.
Ormai era chiaro, tutte le prove portavano ad una sola persona: il Sig. Bruce Bones.
Mi avvicinai all’assassino per parlargli, ma rimasi ad origliare la sua voce che era proprio quella descritta da Henry.
Intanto chiamai la polizia per farlo arrestare.
Rimasi lì a spiarlo finché non arrivarono le autorità. Il Sig. Bones sembrava piuttosto angosciato, ma si terrorizzò appena i poliziotti urlarono il suo nome. Con un cenno della testa glielo indicai e lo ammanettarono.
Il giorno seguente telefonai ad Henry e ai suoi parenti che, increduli, volevano capire meglio la dinamica del delitto.
Allora spiegai:” L’uomo che ha chiamato Harry per sapere dove si trovasse sua madre era in realtà Bruce che grazie al telefono aveva la voce leggermente distorta e in questo modo riuscì a sapere dove fosse per poi ucciderla. Aveva sepolto Jennifer con la zappa nel capannone, di cui solo lui aveva la chiave. Il movente era che Jennifer aveva scoperto che suo marito organizzava gare automobilistiche clandestine e lo aveva minacciato di spifferare tutto alla polizia. Inoltre aveva colta sul fatto Jennifer, mentre scriveva a suo figlio James la lettera in cui gli riferiva le malefatte di suo marito.”
                                                                                                         Davide V.

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