Lo strano caso della donna sepolta
Driin:”
Pronto, qui ufficio dell’investigatore Montgomery, come posso aiutarla?
Uomo
misterioso:” Vorrei fissare un appuntamento oggi stesso.”
Segretaria:”
Bene, alle diciassette le va bene?”
Uomo
misterioso:” Perfetto a dopo allora.”
La mia
segretaria mi avvisò immediatamente: ci sarebbe stato un nuovo caso da
risolvere.
Alle
cinque in punto la mia assistente fece accomodare il cliente nel mio ufficio e
davanti a me mi si mostrò un ragazzo apparentemente timido, con occhi intrisi
di terrore, il volto pallido come il latte e le unghie mangiucchiate dal
nervosismo. Vestiva sportivo, come è solito ai ragazzi di oggi, forse poteva
avere sui 21 o 24 anni.
Lo invitai
a raccontarmi la sua storia:” Ehm, il mio nome è Henry, Henry Bones e vorrei
farla indagare sulla scomparsa di mia madre avvenuta due giorni fa.”
Io risposi
abbastanza seccato:” Per questo tipo di casi ci si rivolge alla polizia, non
crede?”
Ma rispose
disperato che la polizia non era interessata al caso e che aveva assoluto
bisogno di risposte.
Rassegnato
e compassionevole incominciai a interrogarlo:”Si ricorda il giorno della
scomparsa, immagino; cosa stava facendo la vittima, dov’era?”
-Ecco,
come tutti sabati era andata a fare la spesa al mercato sotto casa, mentre io
ero a casa a leggere quando ho ricevuto una misteriosa telefonata. -
-Conosceva
l’autore della chiamata? -
-Sinceramente
no, ma diceva di essere un amico di mia madre e voleva sapere dove fosse. -
-Le ha per
caso riferito il suo nome? -
-No, non gliel’ho
neanche chiesto. -
-Capisco…
Invece suo padre dov’era? -
-Il sabato
va a giocare a carte cogli amici nel bar all’angolo. -
-Potrei
esaminare la sua abitazione? -
-Sì, ma
faccia in fretta. Papà non vuole sconosciuti in casa. -
-Bene mi
accompagni. -
Usciti dal
mio ufficio mi accompagnò a casa sua, una villetta bifamiliare a due piani, con
un tetto spiovente costituito da tegole di terracotta. Il giardino era ben
curato, i fiori erano rigogliosi e le aiuole perfettamente tagliate. Si vedeva
l’impronta femminile in questo giardino.
Il ragazzo
mi lasciò le chiavi di casa. Se andò dicendo di dover andare da un suo amico.
Incominciai
le indagini. Entrato in casa esaminai qualunque complemento d’arredo potesse
contenere qualcosa di interessante. Osservai addirittura l’interno dei vasi, ma
niente.
Una
scrivania nello studio del signor Bones attirò particolarmente la mia
attenzione: era di legno di faggio con degli scompartimenti apribili solo con
una chiave speciale. Era un vero e proprio pezzo d’antiquariato che aveva
il suo fascino. Improvvisamente mi accorsi che da un cassettino in alto a
destra fuoriusciva una lettera con francobollo ancora da spedire. Il mittente
era Jennifer Bones, la madre di Henry. Era destinata a un certo James Bones che
probabilmente era il fratello di Henry. Così me la infilai in tasca e uscii
dall’abitazione.
Andai sul
retro ad esaminare il giardino: stranamente c’era uno strano solco, forse fatto
con una zappa. Mi saltò all’occhio un vecchio capannone di legno di betulla con
una finestra distrutta. Avrei voluto prendere una pala da quella piccola
officina, ma mi tolsi la scarpa e cominciai a scavare. Dopo poco compresi che
c’era qualcosa lì sotto. Continuai a scavare e davanti a me si mostrò uno
scenario orribile: un’anziana signora (probabilmente la madre di Henry) sgozzata, probabilmente era deceduta a causa del dissanguamento. Allora scattai
qualche fotografia per analizzare meglio il corpo della vittima. Dopo qualche
minuto di accurata osservazione, mi rassegnai all’idea che non ci fosse nessun
indizio utile, ma proprio nel momento in cui stavo per alzare i tacchi notai un
pizzico di cenere sul naso della donna morta.
Allora mi
misi un obbiettivo in testa: trovare l’arma del delitto. Il posto più ovvio
sarebbe stato il capannone, invece mi avviai verso lo studio del marito della vittima
per andare a scassinare le serrature della scrivania. Armato di lametta e
fermacapelli riuscii ad aprire un cassetto dopo l’altro senza trovare nulla di
interessante. Nel cassetto principale vidi stranamente una parte di legno più
scura, la toccai e scattò un particolare meccanismo che fece aprire il
cassettino nascosto. Al suo interno c’erano solo dei documenti, che però
attirarono la mia attenzione.
Finite le
analisi chiamai immediatamente Henry riferendogli che sarebbe dovuto venire qui
il più presto possibile.
Nel
frattempo cercai di entrare nel capanno, ma senza risultato.
Appena
arrivato, Henry venne verso di me chiedendomi cosa fosse successo. Senza
nemmeno rispenderlo gli mostrai il corpo dissanguato della madre.
Henry
scoppiò in un pianto di dolore:” Ma perché mia madre, cosa ha fatto di male!”
Lo invitai
a seguirmi e ci accomodammo in salotto su un divano ricoperto da seta pregiata.
Gli chiesi:” Nella sua famiglia o fra i conoscenti c’è qualche fumatore?”
-Sì, mio
fratello James, mio padre Bruce e la migliore amica di mia madre Rosemary, ma
perché me lo chiede? -
-Ho
trovato delle tracce di cenere sul naso di sua madre. -
-Capisco,
ma non credo che siano capaci di fare una cosa simile. -
-Comunque,
sa dove sono adesso? -
-Mio
fratello è in Italia per lavoro, mentre Rosemary è partita quattro giorni fa
per il Canada. -
-Potrebbe
darmi i loro recapiti telefonici? -
-Certamente.
-
Così prese
un fogliettino di carta e scrisse velocemente i due numeri. Gli dissi che
sarebbe stato il primo a sapere i risultati.
Presi
l’auto e ritornai in ufficio mettendomi subito al lavoro. La prima persona che
chiamai fu Rosemary, mi rispose una vocina gracchiante:” Pronto, chi parla?”
-Sono
l’investigatore Montgomery vorrei porle qualche domanda. -
-
Sull’omicidio di Jennifer? -
-Come fa a
saperlo? -
-Mi ha
telefonato poco fa Henry. -
-Bene,
dove si trovava due giorni fa? -
-Ero a
Toronto da due giorni. -
-Ha
qualcosa che me lo può confermare? -
-Le posso
inviare il biglietto tramite posta elettronica se ci tiene così tanto. -
-Va bene
faccia presto mi raccomando. -
-Arrivederci.
-
La signora
Rosemary mi sembrava piuttosto sveglia e arzilla. Dopo poco mi inviò, come
aveva promesso, il biglietto risalente a quattro giorni fa. Allora chiamai
James che avrebbe dovuto essere in Italia, mi rispose un uomo dalla voce
profonda:” Pronto, come posso aiutarla?
-Sono
l’investigatore Montgomery. -
-Si, mi
dica. -
-Sa
dell’omicidio di sua madre? -
Scoppiò in
un pianto sincero, come se dovesse liberarsi di un peso mi rispose:” Mia madre
era una persona gentile, buona e servizievole chi può essere stato a farle
questo? Chi?”
Gli
risposi come per consolarlo:” Mi dispiace tanto, ma per aiutarla dove porle
qualche domanda.”
-Certamente,
mi dica. -
-Allora,
dove si trovava due giorni fa? -
-Ero a
casa con mia moglie e mio fratello, loro lo potranno confermare. -
-Adesso
dove si trova? -
-Sono a
Torino, in Italia per questioni di lavoro. -
-Quando è
partito? -
-Ieri. -
-Perfetto
si renda disponibile in caso di emergenza. Per quanto riguarda il suo alibi
cercherò conferme.
-Va bene,
mi tenga informato. -
-Arrivederci.
-
Dopo la
chiamata telefonai ad Henry e alla moglie di James per chiedere conferme. A
quanto pareva James Bones aveva un alibi di ferro.
L’ultimo
sospettato era il Sig. Bruce. Prima di andare da lui aprii la lettera che avevo
trovato in precedenza.
Mi diressi
immediatamente al bar frequentato da Bruce per interrogarlo. Prima di parlare
con lui chiesi ad un uomo con il ciuffo “alla Elvis”, un po’ in sovrappeso con
un camicia orribile se conoscesse Bruce. Mi rispose che, in quanto proprietario del
locale, lo vedeva qui tutti giorni a chiacchierare nel tavolino all’angolo
con i suoi amici.
Gli chiesi
prontamente:” Due giorni fa il Sig. Bones si trovava qui?”
-Certamente,
mi ha chiesto anche di utilizzare il telefono. -
-Ha
origliato qualcosa? -
-Ovvio. Ho
sentito che chiedeva a qualcuno dove si trovasse Rosemary, sua moglie, dicendo
di essere un suo vecchio amico. Mi è sembrato molto strano, ma ho lasciato
stare.-
-Grazie
mille. -
-Di nulla.
-
Prima di
parlare con Bruce aprii finalmente la lettera e rimasi sconvolto: al suo
interno riferiva a suo figlio James che aveva scoperto che suo padre
organizzava gare automobilistiche clandestine e inoltre che l’avrebbe riferito alla
polizia.
Ormai era
chiaro, tutte le prove portavano ad una sola persona: il Sig. Bruce Bones.
Mi
avvicinai all’assassino per parlargli, ma rimasi ad origliare la sua voce che
era proprio quella descritta da Henry.
Intanto
chiamai la polizia per farlo arrestare.
Rimasi lì
a spiarlo finché non arrivarono le autorità. Il Sig. Bones sembrava piuttosto
angosciato, ma si terrorizzò appena i poliziotti urlarono il suo nome. Con un
cenno della testa glielo indicai e lo ammanettarono.
Il giorno
seguente telefonai ad Henry e ai suoi parenti che, increduli, volevano capire
meglio la dinamica del delitto.
Allora spiegai:” L’uomo che ha chiamato Harry per sapere dove si trovasse sua madre era in
realtà Bruce che grazie al telefono aveva la voce leggermente distorta e in
questo modo riuscì a sapere dove fosse per poi ucciderla. Aveva sepolto Jennifer
con la zappa nel capannone, di cui solo lui aveva la chiave. Il movente era che
Jennifer aveva scoperto che suo marito organizzava gare automobilistiche clandestine
e lo aveva minacciato di spifferare tutto alla polizia. Inoltre aveva colta sul fatto Jennifer,
mentre scriveva a suo figlio James la lettera in cui gli riferiva le
malefatte di suo marito.”
Davide V.